L’intervista a Maia Mameli - La Content Creator sul Football Americano in Italia
Con grande piacere vi presento l’intervista a Maia Mameli, che con i suoi video, ormai virali, sui campi di Football Americano di tutta Italia fa divertire e conoscere questo sport a migliaia di persone.
D: Possiamo definirti una sorta di influencer del Football Americano in Italia? Come è nato tutto ciò?
R: Influencer mi sembra una parolona, mi considero una semplice content creator che racconta la sua vita ed era inevitabile che prima o poi iniziassi a parlare anche di football visto che è una parte molto importante anche nella mia vita coniugale, essendo moglie di un ex giocatore ora coach.
L’idea dei video sulle squadre di football è nata per caso, facendo qualche vlog mostravo che andavo alle partite della squadra di mio marito e ricevevo puntualmente commenti stupiti perché in molti nemmeno sapevano dell’esistenza di squadre di football americano in Italia: questo mi portava a pensare tutti i modi in cui si poteva far conoscere di più questo sport, quali trend erano applicabili e parlando con mio marito spesso dicevo “le squadre dovrebbero fare questo”, “La Federazione potrebbe fare quello”, ed era frustrante vedere varie occasioni di promozione non colte.
A quel punto mi son detta “Sai cosa? Lo faccio io!” e da lì ho iniziato a contattare le squadre per avere le info: non tutti l’hanno presa benissimo, alcuni erano diffidenti e qualcuno ha pensato perfino fossi una “spia” mandata dalla Federazione, ma alla fine il riscontro è stato ottimo e mi ha fatto piacere vedere che in molti hanno scoperto squadre che magari avevano dietro casa da anni e non se n’erano mai accorti.
D: La tua passione per il football americano quando è nata?
R: Io mi son avvicinata al football americano tramite il cheerleading: ovviamente vedendo i film americani sapevo che esisteva questo sport, che c’era il quarterback che era il più desiderato della scuola, ma tutto qui.
Quando ho iniziato a seguire le Dallas Cowboys Cheerleaders, e iniziando poi in prima persona un corso di cheerleading a Bologna, ho scoperto dell’esistenza delle squadre bolognesi dei primi anni del 2010: Warriors, Neptunes e Doves.
La nostra squadra di cheerleading ha avuto una breve collaborazione con i Neptunes Bologna e nel 2014 ho deciso di provare anche io a giocare a football con il ruolo di centro. Purtroppo ho avuto carriera breve come giocatrice visto che ho dovuto lasciare la squadra per motivi di lavoro, ma dall’esperienza ci ho guadagnato mio marito.
D: Segui anche la NFL e/o il College Football?
R: College Football non molto, ma sono decisamente un’appassionata di NFL, sostengo da tempo i Commanders e mi piace passare la domenica sera sul divano davanti a RedZone con mio marito.
D: Com’è essere la moglie di un coach?
R: Bisogna aver pazienza, taaaanta pazienza! Soprattutto quando durante il campionato tu hai appena messo la cena in piatto ed arrivano le lunghissime chiamate pre/post partita. Ma alla fine è divertente, ogni tanto lo aiuto con i programmi degli allenamenti o i documenti da preparare per le partite, ma se potessi farei anche di più per la squadra, sarei una moglie del coach stile americano che porta i biscotti ai giocatori al campo o che organizza con le altre WAGs (Wives and Girlfriends) della squadra outfit ed eventi per le partite, cosa che però in Italia non è molto diffusa e potrebbe fare “strano”.
D: Cosa ti piace di più del Football Americano?
R: Una cosa che a molti altri dà fastidio: la velocità con cui si sviluppano le azioni! Infatti spesso mi trovo a guardare le partite senza tifare nessuno, perché mi piace il gioco in sé e non tanto una squadra o l’altra.
D: Oltre al football quali sono le tue passioni o hobby?
R: La grande passione della mia vita è la danza, cosa che sono fortunatamente riuscita a trasformare in un lavoro, mentre i miei hobby principali sono la creazione di contenuti social e la cultura Giapponese, soprattutto per quanto riguarda la cucina e la moda.
D: Come vedi il movimento femminile nel Football Americano in Italia?
R: Mi è dispiaciuto molto vedere negli anni la scomparsa del campionato tackle femminile: se non fosse stato per le Neptunes Bologna non saremmo qui a parlare! Purtroppo ritengo ci siano seri problemi a livello di comunicazione e divulgazione di questo sport e se già il settore maschile ha difficoltà, è inevitabile che quello femminile ne risenta anche di più. Sarebbe bello, magari grazie ai social, vedere la rinascita del campionato CIFAF ed avere di nuovo il Rose Bowl!
D: L’Italia di Flag Football femminile U17 ha recentemente vinto il campionato europeo di Flag Football. Considerando l’età delle atlete pensi che, molte di queste, possano andare a giocare le Olimpiadi di Los Angeles nel 2028?
R: Io lo spero davvero! Hanno dimostrato ottime capacità di focus e di lavoro di squadra, considerando che sono giocatrici molto giovani e provenienti da background diversi. Il flag football in Italia ultimamente sta avendo ottimi risultati: sarebbe il momento giusto per iniziare a promuoverlo sui social e nelle scuole così da andare a creare un movimento più ampio e formare non solo i giocatori di flag che potrebbero prender parte alle Olimpiadi del 2028, ma anche futuri giocatori di flag e tackle così da dare nuove leve anche a tutte quelle piccole realtà che ogni anno devono stringere i denti e trovare accordi con squadre a molti chilometri di distanza per riuscire a partecipare ai campionati.
D: Molti giocatori e squadre si prestano ai tuoi video, che oltre ad essere divertenti possono essere anche un modo per arrivare a far conoscere il football americano a persone che nemmeno sanno che in Italia esiste questo sport. Cosa ne pensi? Qual è il rapporto che si è instaurato con coach e atleti?
R: Personalmente mi son divertita molto, ci sono squadre che mi hanno accolto davvero calorosamente e si sono prestate alle mie idee, ma non ti nascondo che ci sono stati anche dei “football drama” scaturiti dai miei video, probabilmente perché non tutti capiscono la natura dei trend sui social e ci vedono cose che non ci sono. Io son stata felice di quello che ho fatto e che mi piacerebbe continuare a fare, ho già contatti con qualche squadra italiana per nuovi contenuti ed in realtà anche al di fuori dall’Italia… ma no spoiler, sono superstiziosa!
D: La grande visibilità dei tuoi video, a cosa pensi sia dovuta? Pensi che certi contenuti manchino in Italia, sia come squadre, giocatori e tifosi?
R: Io penso che i miei video non solo hanno stimolato la curiosità di chi non conosceva questo sport, ma hanno anche fatto sì che i giocatori e le squadre si sentissero “visti” e “valorizzati” al di fuori di quello che è il ristretto ambito del football. Purtroppo molto spesso i contenuti delle squadre hanno le persone che già conoscono il football come target, mentre ritengo che per far sì che questo mondo cresca negli anni, si debba parlare a chi il football non lo conosce, magari con video più leggeri e buffi invece che con montaggi super tecnici e video “seri” che però non dicono “hey, guarda che siamo in Italia, questo lo puoi fare anche tu” ma più “guardaci, ammiraci”.
D: Devo dire che, da appassionato di football, il tuo merito più grande è aver portato la conoscenza del football americano in Italia a persone che nemmeno sapevano dell’esistenza di questo sport qui da noi. Ne sei consapevole e come ti senti ad aver aiutato e aiutare il movimento?
R: Mi rende davvero felice sapere questo! Era questo il mio fine e sono felice di esserci riuscita, a breve inizierò una nuova serie dedicata al football e non vedo l’ora di farlo conoscere ed apprezzare ad ancora più persone!
Ringrazio Maia Mameli, per la bella intervista e la disponibilità nel farla. Vi invito inoltre a seguirla sui social (non ve ne pentirete) e per questo vi lascio il link al suo canale TikTok (https://tiktok.com/@youngwildandpoor) e di Linktree (https://linktr.ee/youngwildandpoor)
Intervista di Fabio Bertini - L’intercetto.it
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