The Italian Rookie: Luca De Vita, QB
Ho il piacere di presentarvi l'intervista a Luca De Vita, 20 anni, Quarterback delle Vespe San Giorgio Jonico, impegnati nella Seven-League, che ci parlerà di lui e della sua passione per il Football Americano.
"The Italian Rookie" vuole essere una rubrica per dare spazio a giovani ragazzi che praticano, con passione, il Football.
Sognando, magari, in futuro di calcare i migliori palcoscenici del Football Americano in Italia.
D - Parlaci di come ti sei avvicinato al Football giocato.
R - Nel 2017, grazie a mio fratello che faceva parte di una squadra locale di football, gli "Spartans Taranto", mi avvicinai con forte curiosità a questo sport. Avendo 14 anni potevo allenarmi soltanto per il flag football, che non prevede contatto fisico. Vedendo qualche partita in tv la voglia di indossare casco e paraspalle era tanta così nell'anno successivo iniziai con l'attrezzatura ed ero molto contento, aspettavo sempre con ansia gli allenamenti.
D - Qual è stato il tuo percorso sportivo nel Football fino ad ora?
R - Da allora ho continuato ad allenarmi negli Spartans Taranto, e ho iniziato a capire il vero football indossando casco e paraspalle, ho continuato fino al 2018 dopodichè mi sono fermato e ho iniziato la palestra nel 2019. Nel periodo che ho giocato negli Spartans iniziai la mia carriera da QB, imparando in maniera basica le tecniche fondamentali per un QB. Nel 2022 riprendo a giocare a football americano con le Vespe San Giorgio Ionico, li ho ritrovato il mio vecchio coach degli Spartans, che mi ha inserito nella squadra. Mi sono subito integrato nella squadra con i miei nuovi compagni, che mi hanno fatto una bella accoglienza.
D - Giochi nella posizione di QB, come sei arrivato ad essere schierato nella posizione più importante in una squadra di football?
Sei più un QB che ama stare nella tasca o che si avventura, di tanto in tanto, anche negli scramble?
R - Appena arrivai nella squadra durante i primi allenamenti, il coach mi chiese in che posizione avessi giocato. Gli risposi il Quarterback, mi provò subito con qualche lancio, e all'inizio dovetti fare molta pratica sul lancio e sui movimenti ma con l'allenamento miglioravo sempre di più. Mi ritengo un Quarterback che si allontana dalla tasca quando serve, anche se in certe situazioni sbaglio a farlo perché molto spesso rendo il lavoro più difficile alla mia linea e al mio runningback. Sto cercando di migliorare questo aspetto perché è anche una questione di fiducia per la mia linea e per il mio runningback.
D - Il ruolo di QB, oltre ad essere fondamentale, è molto legato al lavoro dei compagni, come la linea che ti deve proteggere o ai ricevitori che devono ricevere i tuoi passaggi. Come vivi questa posizione, piena di onori ed oneri? Cosa sono i tuoi compagni per te?
R - Ho un rapporto fantastico con tutti i miei compagni, il mio impegno in campo è fondamentale in quanto sono il regista dell'attacco, questo è un onore per me perché mi rende sicuro di me stesso e di quello che posso dare sul campo. Come dicevo prima sto migliorando tantissimo la mia fiducia con la linea per essere più sicuro in campo, e non rendere a loro difficile il lavoro. Per quanto riguarda i miei ricevitori sono i miei migliori amici in campo e fuori, dato che abbiamo un bellissimo rapporto, ogni giorno miglioriamo il feeling tra di noi, e a volte ci capiamo anche con uno sguardo. I miei compagni sono fratelli per me sia dentro che
fuori al campo, darei tutto per loro e sono certo che loro farebbero lo stesso per me.
D - Parlaci un po' di te e di come (se) questo sport ti ha cambiato.
R - Il football mi ha aiutato tantissimo nella crescita personale e soprattutto capire cosa vuol dire fare squadra, cosa vuol dire dare tutto per il proprio compagno, non arrendersi al primo ostacolo, aiutare un compagno in difficoltà e avanzare anche di un centimetro alla volta. Con il mio ruolo sto imparando a gestire la pressione dato che sono una persona ansiosa e per questo devo ringraziare sia i coach che i miei compagni. Un altro aspetto che mi ha cambiato è quello di essere freddo in campo e di essere visto come un leader dai miei compagni. Ciò mi rende fiero di me stesso e di quello che sono capace di fare.
D - Hai fatto altri sport prima del football? Se sì, in cosa pensi si differenzi il football? Spirito di gruppo, sacrificio, cos'altro?
R - Si ho praticato vari sport tra cui calcio per otto anni, pallavolo, basket e sollevamento pesi. Credo che nessuno di questi sport mi abbia appassionato più del football americano, direi solo il calcio, ma con il passare del tempo ho perso totalmente la passione e mi sono innamorato del football. Il football è vita allo stato puro, credo che lo spirito di gruppo, il sacrificio, il sudore, la voglia di lottare sul campo siano totalmente diversi da tutti gli altri sport, ti cambia come persona sia mentalmente che fisicamente. Il football ha una regola che secondo me lo distingue dagli altri sport, "Più dai al football più lui ti da, meno dai al football più lui ti toglie". Quando ho sentito questa frase ho incominciato a capire i valori del football e capiì che dovevo iniziare a giocare perché mi avrebbe dato tanto come sport, e io avrei dato tutto al football, mi sarei dedicato giorno e notte per migliorare sempre di più.
D - Cosa pensano amici e familiari del fatto che tu faccia questo sport, che per molti è quasi sconosciuto e/o visto come pericoloso? Te pensi mai all'eventualità di farsi male?
R - Questo sport è stato sempre visto come "sport pericoloso", infatti chi non conosce questo sport è sempre titubante se iniziare a giocare oppure no per non rischiare di farsi male. Io credo che lo sport non bisogna giudicarlo dalla copertina ma vederne il contenuto che è quello che rende magnifico il nostro sport. I miei familiari lo vedono uno sport come tutti gli altri, d'altronde in tutti gli sport il rischio di farsi male c'è, quindi secondo il mio parere bisogna provare per credere. Penso sempre ad un eventuale infortunio se un giorno arriverà, sarò pronto e mi rialzerò più forte di prima.
D - Sei di Taranto e per questo ti vorrei chiedere com'è la situazione del football americano al sud? Intendo che la presenza di team in Italia non è equamente suddivisa. Al nord ad esempio in alcune regioni (come la Lombardia) il numero di squadre è molto maggiore. Ciò si tramuta anche in una facilità, al nord, di trovare strutture vicine per allenarsi e giocare, mentre in altre regioni, in particolare nel sud la presenza sul territorio non è così radicata. Ti va di parlarci se questo comporta maggiori difficoltà a te o comunque ad altri tuoi conoscenti di quelle regioni?
R - Si la situazione è ben diversa da quella del nord qui in Puglia. Alcuni ragazzi che abbiamo incontrato negli open days delle Vespe venivano da paesini lontani da Taranto e quindi sono impossibilitati a venire agli allenamenti. Questa è una delle maggiori cause dei numeri ridotti di ragazzi nella nostra squadra, un'altra causa è la poca conoscenza del football americano a Taranto. Noi come Vespe cerchiamo sempre nel miglior modo possibile di fare quanto più reclutamento sportivo e far conoscere a quante più persone il football a Taranto. Verso il periodo di marzo avremo una nuova struttura sportiva a San Giorgio Ionico che ci permetterà di allenarci in un campo in erba sintetica e quindi ci darà la possibilità di far avvicinare quante più persone possibili al football dai vari paesi vicino San Giorgio Ionico. Per quanto riguarda me io non ho difficoltà dato che ho il campo a cinque minuti da casa ed è facilmente raggiungibile.
D - Quali sono i tuoi obiettivi sportivi futuri?
R - Parlando di obiettivi futuri uno di questi è crescere nel football e ambire a palcoscenici più grandi ovvero la IFL. Il mio sogno sarebbe giocare per i Guelfi Firenze, una delle squadre più forti nel massimo campionato del football italiano. Ho giocato nel loro stadio recentemente con le Vespe per la finale 3-4 posto del campionato nazionale seven-league. Che dire, un’emozione che non si
può spiegare a parole, bisognerebbe viverla. Uno degli stadi più belli dell football italiano.
D - Segui la NFL e/o College Football? Squadre preferite?
R - Sì seguo la NFL, anzi sono un fanatico di NFL. Seguo le partite in diretta, gli highlights se mi sono perso qualcosa, vedo molto come giocano i Quarterback per imitare e cercare di leggere al meglio le difese avversarie. Della NFL mi affascina tutto a partire dalle squadre, dalla tifoseria e dai grandi show che la NFL mostra. Seguo molto di meno le partite di college perché non sono tanto interessato, alcune partite mi annoiano. La mia squadra preferita sono i Philadelphia Eagles di cui sono un grandissimo tifoso. Seguo la maggior parte delle loro partite, conosco quasi tutto il roaster, insomma da quando ho conosciuto il football ho subito tifato per loro. Sui social seguo tutte le loro pagine e vedo tutte le loro attività e le novità sulla squadra, simpatizzo tantissimo per i Minnesota Vikings e odio più di qualunque altra squadra i Kansas City Chiefs.
D - Hai un giocatore NFL (o altro) che ti ha ispirato?
R - Dato il mio ruolo, uno dei più importanti nel football, non si può non menzionare uno dei più grandi Quarterback della storia della NFL, come lo definisco io: il G.O.A.T. Tom Brady. Da lui è iniziata la mia passione per il football americano, e da lui ho voluto imparare a fare il Quarterback, perché rimanevo sorpreso da ogni sua giocata. Credo che come lui non ci sia nessuno che possa arrivare ai suoi livelli e ai suoi intoccabili sette Super Bowl.
D - L'intervista è su l'intercetto.it, quindi mi pare appropriato chiederti cosa si prova ad essere intercettati? Si dice che un buon QB deve avere la memoria corta, ovvero dimenticarsi presto degli errori. Te riesci a lasciarti gli errori alle spalle durante la partita e se sì come fai?
R - Quando avviene un intercetto noi Quarterback sentiamo un peso enorme sul nostro corpo, soprattutto se avviene in un momento cruciale della partita. Per quanto mi riguarda subire l'intercetto significa che in quella giocata non ho pensato alla scelta migliore, di non aver sfruttato le mie capacità. Nella mia prima partita da rookie ne ebbi tre, non seppi gestire l'accaduto, ma con l'allenamento e la costanza imparai che dopo l'intercetto avrei resettato tutto e ripartivo con più calma e con più lucidità.
D - Per un QB una delle maggiori soddisfazioni è senza dubbio guidare la propria squadra alla vittoria, magari nell'ultimo drive della partita. Ci vuoi descrivere responsabilità e soddisfazioni in queste situazioni?
R - Guidare una squadra non è mai facile, io l'ho provato sulla mia pelle. Nelle prime partite della mia stagione da rookie non riuscivo a gestire la pressione, non riuscivo a portare la mia squadra alla vittoria per la mia inesperienza, quindi decisi di mettermi sotto con l'allenamento e migliorare giorno per giorno per portare la mia squadra alla vittoria. Fu così che le prime vittorie arrivarono e le soddisfazioni erano tante, vedere la gioia negli occhi dei miei compagni e dei coach è una roba indescrivibile, sapere che ognuno aveva fatto il suo dovere, quello bastava.
Chiudo ringraziando Luca De Vita per la disponibilità e per averci coinvolto parlando della sua esperienza di giovane QB.
Perché lo faccio? Perché avrei voluto, quando ero più giovane, aver provato a praticare il football e quindi se posso voglio dare un po' di visibilità ai giovani che ci provano.
Quindi se anche voi che state leggendo queste righe e siete dei giovani che stanno provando questo fantastico sport, potete contattarmi alla mail: lintercetto.football@gmail.com o attraverso i canali social de L’intercetto.it
Vi ricordo che se volete seguire Luca De Vita, questo è il suo link instagram luca_dev10